Il complesso di Villa Rizzani, edificato tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, sorge su un’altura alle porte del comune di Pagnacco. La villa, oggi riadattata a nuova destinazione dopo i danni del terremoto del 1976, accoglieva nei mesi estivi la famiglia Rizzani che, come molte famiglie borghesi di fine 800, aveva costruito la propria dimora di villeggiatura nelle campagne di Pagnacco. Il parco, anche quando è passato alla proprietà della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha mantenuto il suo impianto all’inglese: una forma a conchiglia che si estende sul retro della villa, dalla quale si può apprezzarne la forma irregolare.
L’attuale ingresso al parco attraversa l’anello delle piantumazioni arboree, che risalgono quasi certamente agli anni ‘20 del XX secolo; qui infatti si ritrovano le logiche dei parchi del primo dopoguerra, perché è facile individuare l’abbinamento della magnolia con il cedro (Cedrus deodara e Cedrus atlantica glauca), anche se in realtà sono molte le altre specie che arricchiscono questa isola naturale, quali il leccio, il libocedro, il tasso. Nella parte centrale del parco si apre una vasta zona prativa, lasciata libera dalle piantumazioni che crescono tutto intorno. Al centro di quest’area si staglia la quasi centenaria Magnolia soulangeana, che col suo portamento “policormico”, cioè a più fusti, raggiunge una circonferenza di ben 15 metri. Sul lato opposto all’attuale ingresso si osserva un largo pendio terrazzato: oggi arricchito dagli alberi da frutto, all’epoca della costituzione del parco accoglieva invece i vigneti.
Molti visitatori frequentano il parco per ammirarne i ciclamini: un tappeto fitto e ricco di foglie si estende in vaste zone del parco, inarrestabile e rigoglioso, che verso la fine di settembre si trasforma nell’arazzo di fiori più spettacolare del territorio.
Anche qui come in altri parchi è stata installata la panchina del booksharing, ricavata da un cedro vissuto per secoli proprio qui nel Parco e che il 10 agosto 2017 si schiantò a terra, spinto da un vento terribile che soffiò su tutto il Friuli e che in poche ore spezzò centinaia di alberi. Non era ancora la tempesta Vaia che sarebbe infuriata l’anno successivo, ma solo una triste anticipazione. Presto si è dovuto decidere come recuperare la maggior quantità possibile di quel legno improvvisamente disponibile e numerose furono le sue destinazioni. Una fra queste è stata la panchina per il booksharing, realizzata dagli operatori della Falegnameria regionale di Fusine che l’hanno scolpita e assemblata, per trasformarla non solo in una confortevole seduta, ma anche in un contenitore per libri da leggere e scambiarsi, perché da qui possono essere prelevati, sostituiti, portati a casa o regalati. Così voleranno dal loro proprietario a nuovi lettori, passando da una panchina che un tempo era un albero.