Lo scienziato e imprenditore triestino Luigi Chiozza (1829-1889) ha indissolubilmente legato la sua figura a villa Chiozza e al suo parco, perché vi dimorò dal 1858 dopo aver abbandonato l’Istituto di Arti e mestieri di Milano a seguito della morte della giovane moglie.
La tenuta di Scodovacca era allora utilizzata come una casa estiva per la famiglia, ma egli seppe adattarla a residenza principale, trasformando alcuni annessi rustici in laboratori: qui Chiozza mise a punto le proprie ricerche utili alle innovazioni in campo agrario e nel 1870 Louis Pasteur scoprì un rimedio alla pebrina, la malattia dei bachi da seta che andava decimando la produzione europea.
Nella seconda metà dell’ottocento la tenuta fu radicalmente ristrutturata: la villa assunse l’attuale aspetto neoclassico con ingresso bugnato e trifora con edicola e timpano, mentre i terreni circostanti furono trasformati in un vasto parco all’inglese. Chiozza fece arrivare a Scodovacca più di 140 essenze, costruendo uno scenario dove l’apparente naturalezza del paesaggio è il frutto di una studiata pianificazione. In 22 ettari troviamo piante provenienti da ogni parte del mondo: sequoie secolari (Nord America), liquidambar (Nord America), ginko biloba (Cina) accanto a piante autoctone quali carpino bianco e acero campestre. Una delle attrazioni più singolari del parco è una vera foresta di canne, alte e robuste, costituiscono una fitta macchia verde, scura e impenetrabile.
Acquistata nel 1978 dalla Regione, l’intera tenuta è oggi sede della PromoturismoFVG.