Di origine artificiale, ancor prima di nascere il Bosco Bazzoni fece storia: nel 1882 la “Commissione d’imboschimento del Carso per la città di Trieste” stabilì l’acquisto e l’imboschimento di questa zona, in quanto priva di piante, esposta alla bora e non adatta alle colture agrarie né a pascolo; non riuscendo a raggiungere un accordo con i proprietari di allora, si dovette ricorrere all’espropriazione forzata.
A ricordo dell’avvio della prima piantagione, iniziata dai forestali con il pino nero in qualità di pianta pioniera, è ancora presente sul limitare del bosco un cippo di calcare sul quale è stata incisa la data del 1888. Questi lavori di rimboschimento furono premiati all’Esposizione universale di Parigi con il “grand prix”. Successivamente il rimboschimento è proseguito con olmi, sofore giapponesi, abete greco, abete bianco e bogolaro, per poi proseguire negli anni con cipresso di Lawson, ginepro della Virginia, acero riccio e cedro dell’Himalaya.
Per far rinascere il bosco e dargli continuità nei lavori di ripristino, le società speleologiche alpinistiche e naturalistiche iniziarono a formare gruppi di persone desiderose di salvaguardare quel patrimonio naturalistico rimasto; grazie anche a loro oggi il Bosco Bazzoni, assieme al contiguo Bosco Venezian, è un territorio di grande pregio naturalistico con una notevole biodiversità.
Negli anni più recenti il bosco ha avuto un miglioramento generale, diventando un’area di pregio con più di 140 specie fra piante erbacee e legnose, attraversata da un sentiero, piacevolmente delimitato dalla staccionata in legno.